
La pseudoartrosi dello scafoide è la conseguenza di una frattura dello scafoide, spesso dovuta a una caduta con il polso esteso, che non guarisce correttamente.
Lo scafoide, un piccolo osso ma fondamentale per la stabilità del polso, può andare incontro a fratture difficili da diagnosticare, soprattutto se non accompagnate da un dolore intenso.
In molti casi, il trauma iniziale viene sottovalutato o mal gestito, e questo ritardo nella diagnosi può compromettere la naturale saldatura dell’osso.
Un’altra causa frequente è una immobilizzazione insufficiente o iniziata troppo tardi, che non consente ai frammenti ossei di stabilizzarsi.
Inoltre, la vascolarizzazione ridotta della porzione prossimale dello scafoide rende più difficile l’apporto di sangue, essenziale per il processo di guarigione.
Esistono poi fattori individuali di rischio, come il fumo, che rallenta la rigenerazione dei tessuti, o condizioni come l’età avanzata e l’osteoporosi, che possono ostacolare la formazione di nuovo tessuto osseo.
Capire e affrontare tempestivamente le cause è fondamentale per prevenire l’evoluzione verso una pseudoartrosi e limitare i danni funzionali al polso.
I sintomi della pseudoartrosi dello scafoide
Uno dei segnali più comuni della pseudoartrosi dello scafoide è un dolore al polso persistente, che può comparire anche a distanza di settimane o mesi dal trauma iniziale.
A differenza di un dolore acuto e immediato, tipico della frattura, in questo caso il fastidio tende a essere cronico e può accentuarsi durante i movimenti o sotto carico.
Un altro sintomo rilevante è la limitazione nei movimenti del polso, accompagnata spesso da una debolezza della presa, che rende difficoltose anche le attività quotidiane più semplici, come aprire un barattolo o sollevare una bottiglia.
Il paziente può inoltre avvertire un fastidio localizzato nella cosiddetta tabacchiera anatomica, una piccola area alla base del pollice, sede caratteristica del dolore scafoideo.
Per confermare la diagnosi è fondamentale eseguire indagini strumentali appropriate.
Le radiografie (RX) possono offrire una prima valutazione, ma nei casi dubbi è spesso necessaria una risonanza magnetica o una TAC, in grado di mostrare eventuali interruzioni nella continuità ossea o segni di necrosi.
Solo attraverso una diagnosi precisa è possibile pianificare il trattamento più adeguato.
Trattamenti disponibili per la pseudoartrosi dello scafoide
Il trattamento della pseudoartrosi dello scafoide dipende dalla gravità della condizione e dal tempo trascorso dal trauma iniziale.
In alcuni casi, quando l’osso non mostra segni di consolidamento e i sintomi sono persistenti, può essere necessario ricorrere a un intervento chirurgico.
Questa opzione si rende indispensabile quando la frattura non ha alcuna possibilità di guarigione spontanea o conservativa.
Le principali tecniche chirurgiche prevedono l’uso di viti di compressione, che favoriscono la stabilità e l’unione dei frammenti ossei, oppure l’impiego di innesti ossei, soprattutto nei casi in cui vi sia un difetto di consolidamento importante o una compromissione della vascolarizzazione.
La scelta dell’intervento dipende dalla morfologia della frattura e dalle condizioni generali del paziente.
Il recupero post-operatorio richiede tempo e attenzione: nella maggior parte dei casi, è previsto un periodo di immobilizzazione seguito da un programma fisioterapico mirato.
I tempi di guarigione variano, ma si aggirano generalmente tra i due e i quattro mesi.
Proprio per evitare l’aggravarsi della situazione, è fondamentale una diagnosi precoce, che consente di agire tempestivamente e, nei casi meno complessi, evitare l’intervento grazie a un approccio conservativo mirato.
Il ruolo della fisioterapia nella pseudoartrosi dello scafoide

Dopo una frattura complicata da pseudoartrosi dello scafoide, la fisioterapia rappresenta una fase fondamentale per il pieno recupero.
Il trattamento ha come obiettivo principale il ripristino della mobilità articolare, della forza muscolare e della funzionalità del polso, spesso compromesse dopo lunghi periodi di immobilizzazione o in seguito a un intervento chirurgico.
Il percorso fisioterapico può variare in base al tipo di trattamento effettuato: post-chirurgico o conservativo.
In entrambi i casi, si procede per gradi, rispettando i tempi biologici di guarigione e la tolleranza individuale al carico.
Nelle prime fasi si lavora su movimenti passivi e manualità dolce per ridurre rigidità e dolore, per poi passare a esercizi attivi mirati al rafforzamento e al recupero della coordinazione.
A seconda dei casi, il piano può abbracciare anche l’uso di strumentazioni elettromedicali, come laser o tecar, utili per stimolare i tessuti e ridurre l’infiammazione.
È fondamentale iniziare la fisioterapia nel momento giusto, concordato con lo specialista, e adattare ogni fase al singolo paziente.
Presso MH Fisio, a Roma Tiburtina, ogni percorso è cucito sul paziente, grazie a un team esperto che monitora i progressi e ottimizza ogni seduta in base alle reali esigenze della persona.
Domande Frequenti sulla Pseudoartrosi dello Scafoide
Quanto è grave la pseudoartrosi dello scafoide?
La pseudoartrosi dello scafoide è una condizione da non sottovalutare, perché può compromettere in modo significativo la funzionalità del polso.
Quando l’osso non riesce a guarire correttamente, si rischiano rigidità, dolore cronico e perdita di forza.
Tuttavia, con una diagnosi precoce e un percorso terapeutico ben strutturato – che comprenda anche la riabilitazione – il recupero può essere completo e soddisfacente nella maggior parte dei casi.
È possibile evitare l’intervento chirurgico?
Sì, in alcuni casi è possibile.
Se la frattura viene diagnosticata per tempo e presenta una buona stabilità, è probabile che si possa seguire un trattamento conservativo, senza dover ricorrere alla chirurgia.
Tuttavia, quando la pseudoartrosi è consolidata o si osservano segni di necrosi ossea, l’intervento diventa spesso necessario per ripristinare la continuità dello scafoide.
Dopo l’intervento, quando si può iniziare la fisioterapia?
La fisioterapia inizia generalmente dopo la rimozione del tutore o dell’immobilizzazione, seguendo le indicazioni del chirurgo ortopedico.
È una fase fondamentale per recuperare mobilità e forza.
Presso MH Fisio, il percorso viene definito in base alle caratteristiche del paziente e si adatta progressivamente al livello di guarigione raggiunto.
Quanto tempo ci vuole per guarire completamente?
I tempi di guarigione variano in base alla situazione clinica.
Per la consolidazione ossea possono essere necessarie tra le 6 e le 12 settimane, mentre un pieno recupero della funzionalità attraverso la fisioterapia richiede generalmente 3 o 4 mesi, soprattutto nei casi post-chirurgici.
Un approccio graduale e professionale consente di tornare alle normali attività senza dolore e con sicurezza.
Agisci subito se sospetti una pseudoartrosi dello scafoide

Quando si tratta di pseudoartrosi dello scafoide, il tempo gioca un ruolo decisivo.
Ignorare un dolore persistente al polso, anche se inizialmente sopportabile, può portare a conseguenze più serie e richiedere trattamenti complessi.
Spesso i sintomi vengono sottovalutati o attribuiti a semplici infiammazioni, ma quando il fastidio non passa con il riposo, è fondamentale ascoltare il proprio corpo e approfondire la causa.
Se hai subito un trauma e avverti ancora dolore al polso, difficoltà nei movimenti o una sensazione di debolezza, il consiglio è di non aspettare oltre.
Una valutazione fisioterapica accurata può fare la differenza tra un recupero rapido e un percorso più lungo e complicato.
Presso MH Fisio, nel quartiere Tiburtina a Roma, ti offriamo la possibilità di iniziare un percorso personalizzato fin dalla prima visita. Siamo a tua disposizione per chiarire ogni dubbio e guidarti passo dopo passo verso il recupero.