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Approccio fisioterapico dopo la chirurgia del LIPEDEMA

La chirurgia del lipedema, ad oggi, risulta essere uno dei trattamenti più efficaci per la cura di questa patologia cronica, poco conosciuta e molto diffusa.

linfatico leducLe pazienti affette da lipedema si sottopongono a numerosi interventi chirurgici, nei vari distretti anatomici (gambe, cosce, braccia, addome), durante l’arco dello stesso anno. Si tratta di interventi che usano tecniche specifiche (WAL) e che risultano meno invasivi rispetto alla liposuzione classica, permettendo di rimuovere grandi quantità di grasso e riducendo i tempi di convalescenza.

Nelle immagini si possono osservare gli arti inferiori di una paziente nell’immediato post-operatorio (19 ottobre) e a distanza di poco più di un mese (30 novembre). Durante il mese intercorso tra una foto e l’altra, la paziente ha indossato un collant trama piatta su misura giorno e notte ed è stata trattata con drenaggio linfatico manuale (metodo Leduc) tre o quattro volte a settimana.

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TERAPIA DECONGESTIONANTE: TRATTAMENTO, TECNICHE, AUSILI

DRENAGGIO LINFATICO MANUALE (METODO LEDUC)

Il trattamento fisioterapico decongestionante ha il compito di favorire l’assorbimento dell’edema che si crea dopo l’intervento. Attraverso il drenaggio linfatico manuale, la linfa di cui è composto l’edema viene riassorbita più velocemente. Le pazienti, oltre al beneficio immediato del massaggio drenante, riscontrano un miglioramento più rapido dello stato della cute, un recupero più veloce della mobilità, per poter ottenere risultati più duraturi e migliorare la qualità della loro vita.

Solitamente si effettuano due o tre sedute di linfodrenaggio prima dell’intervento. In prima seduta si raccolgono i dati anamnestici della paziente, si prendono le misure e si fanno fotografie per documentare l’andamento clinico.

Durante tutta la durata del trattamento fisioterapico, i fisioterapisti sono sempre in contatto con il chirurgo, con il quale si consultano per scegliere l’approccio terapeutico più adatto alla paziente.

Dopo 48 ore dall’intervento si ricominciano i trattamenti di linfodrenaggio manuale, con una frequenza di tre o quattro sedute a settimana, in base alle condizioni della paziente.

Il drenaggio linfatico manuale (noi applichiamo il metodo Leduc) deve essere personalizzato, con riferimento alle condizioni cliniche dei tessuti da trattare. La nostra guida sono le mani. La valutazione clinica di ispezione e palpazione effettuata da mani esperte, che quotidianamente hanno a che fare con i tessuti dei pazienti, risulta un grande strumento che ci permette di scegliere la direzione, la pressione, la frequenza, la tipologia della manualità.

drenaggio manualeLe azioni del drenaggio linfatico manuale, se effettuato in maniera corretta, sono:
– Incremento della motricità dei vasi linfatici
– Aumento del riassorbimento linfatico
– Rilassamento della muscolatura striata
– Miglioramento dell’automatismo della muscolatura liscia
– Stimolazione del sistema nervoso parasimpatico, con effetto distensivo e vagotonico

La tecnica del drenaggio linfatico manuale non provoca arrossamento cutaneo, non prevede frizioni, è indolore. Non si usano creme, olii o polveri. La mano del terapista deve essere il più aderente possibile.

Il ritmo è lento, le mani del terapista sono morbide.

Una seduta di linfodrenaggio risulta avere una azione decongestionante, miorilassante, immunostimolante.

L’intensità delle manovre è variabile, ma spesso molto delicata, perché l’azione è mirata a drenare il sottocute. L’obbiettivo è quello di rimuovere il liquido linfatico dall’interstizio e convogliarlo nel lume dei capillari e vasi linfatici.

La preparazione al drenaggio secondo il metodo Leduc prevede l’apertura delle maggiori stazioni linfonodali (sottoclaveari, ascellari, ingunali), per svuotare i linfonodi che riceveranno la linfa che verrà drenata manualmente.

Successivamente si procede con le manovre di svuotamento, che favoriscono la contrazione dei vasi linfatici e quindi lo svuotamento, appunto, dei tronchi linfatici principali della zona da trattare.

La manovra più importante è quella chiamata di reimmissione. La linfa viene veicolata dallo spazio interstiziale verso i capillari linfatici e poi verso i vasi linfatici di calibro maggiore e che erano stati appena svuotati con la manovra precedente.

BENDAGGIO  ELASTOCOMPRESSIVO

bendaggioIl Bendaggio Elastocompressivo, rappresenta una terapia fondamentale nella fase di decongestione. Lo utilizziamo, in accordo con il medico, dopo che la paziente è stata operata e può sostituire l’utilizzo del tutore elastocontenitivo. Nella fase pre-operatoria, talvolta, se tramite ecografia si rileva una stasi linfatica, si può confezionare un bendaggio.

A livello del microcircolo, l’elastocompressione porta ad un aumento della pressione idrostatica interstiziale favorendo il riassorbimento dei fluidi. Ciò fa diminuire il calibro dei vasi venosi e linfatici con conseguente aumento della pressione di scorrimento al loro interno.

L’azione della compressione elastica, segue la “LEGGE DI LAPLACE

     P t/r

 La pressione del bendaggio (P) o del tutore, dipende direttamente dalla tensione esercitata dal mezzo compressivo (t) ed è inversamente proporzionale al raggio di curvatura della superficie cutanea compressa.

Esistono varie tipologie di bende, a corta, media e lunga estensibilità. Per le pazienti affette da lipedema è consigliato l’utilizzo di quelle a corta estensibilità, perché sono più rigide (simili al tutore elastocontenitivo a trama piatta) e utilizzano la pressione di lavoro.

Il bendaggio elastocompressivo, per ottimizzare la sua funzione, deve essere associato sempre all’esercizio fisico, perché andiamo a favorire l’azione di spremitura centripeta dei muscoli, grazie anche all’effetto delle strutture valvolare venose e linfatiche.

COMPRESSIONE ELASTICA

Elastocontenitivo

Le pazienti solitamente indossano un indumento elastico su misura, che viene tolto per effettuare il trattamento linfatico e poi ri-indossato.

La funzione principale del Tutore Elastocontenitivo, è quella di ottimizzare e mantenere i risultati nel post-chirurgico. La contenzione favorisce il riassorbimento e il trasporto dei liquidi all’interno del sistema linfatico.

I tutori che vengono prescritti sono sempre “su misura” e a trama piatta

Caratteristica comune per i tutori è la compressione graduata, che è decrescente dal basso verso l’alto, essendo il 100% alla caviglia, il 70% al polpaccio e il 40% alla coscia. Questo garantisce, il riassorbimento e la spremitura della linfa.

I tutori elastocontenitivi sono presidi medicali e in quanto tali devono essere prescritti dal medico.