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La cura del linfedema è l’argomento principale che affronteremo in questo articolo, focalizzandoci in modo particolare sul linfedema dell’arto superiore.

Il linfedema è una patologia cronica, causata da un cattivo funzionamento del sistema linfatico, che determina un rallentamento o blocco della circolazione linfatica a carico dell’arto superiore e/o dell’arto inferiore o di altri distretti corporei.

Ma quali sono le cause?

Che ruolo ha la fisioterapia?

Cos’è il bendaggio elastocompressivo per l’arto superiore?

Scopriamolo insieme

Linfedema arti superiori: cause e sintomi

Quando una stazione linfonodale viene danneggiata o rimossa a causa di un intervento chirurgico per patologia oncologica, oppure per un trauma, per trattamenti chemioterapici o radioterapici, per infezioni, può insorgere il linfedema: una raccolta di fluido extracellulare che aumenta il volume dell’arto colpito, con conseguenze sulla funzionalità dell’arto stesso e sulla qualità della vita del paziente.

E’ possibile distinguere due tipologie di linfedema:

  • Linfedema primario: insorge come conseguenza di una malformazione congenita del sistema linfatico.
  • Linfedema secondario: può manifestarsi in seguito ad interventi chirurgici per patologia tumorale che prevedono l’asportazione dei linfonodi oppure in seguito ad un ciclo di radioterapia o chemioterapia o ancora a causa di infezioni, traumi, disuso.

Focalizzandoci sugli arti superiori, questa patologia si manifesta con un gonfiore legato all’aumento del volume dell’arto, spesso invalidante, associato a limitazione funzionale.

Linfedema arti superiori: il ruolo della fisioterapia

Non esiste una cura specifica completamente risolutiva per questa patologia. Il linfedema è una patologia cronica. La diagnosi precoce è l’arma vincente per poter gestire segni e sintomi ed evitare peggioramenti, educando il paziente a convivere con questa condizione.

La fisioterapia gioca un ruolo importante per ripristinare la funzionalità del sistema linfatico, ridurre i sintomi fisici e psicologici e soprattutto prevenire la comparsa di complicanze. 

Ma qual è il ruolo del fisioterapista?

Pur essendo una patologia piuttosto diffusa, i sintomi variano da persona a persona così come la risposta al trattamento, motivo per il quale è fondamentale creare un protocollo riabilitativo ad hoc per ogni singolo paziente.

Il linfedema si tratta generalmente con il drenaggio linfatico manuale, massaggio terapeutico utile per stimolare il sistema linfatico al fine di ripristinare il corretto funzionamento del sistema linfatico e convogliare i fluidi verso le aree corporee ancora in grado di drenare, riducendo quindi il gonfiore e l’edema, e con il bendaggio elastocompressivo o multicomponente.

Quest’ultimo è un bendaggio multistrato che ha lo scopo di ridurre il volume dell’edema presente.

Ma come si esegue?

Il bendaggio elastocompressivo degli arti superiori

Il bendaggio elastocompressivo dell’arto superiore generalmente parte dalle dita della mano e include tutto l’arto, fino alla radice (spalla).

Questa tecnica prevede l’applicazione di diversi strati di bende: si parte con l’utilizzo di materiali morbidi a contatto con la pelle come protezione, per poi passare a materiali da sottobendaggio che possono avere spessori e consistenze diverse a seconda del risultato che si desidera ottenere, per finire con bende non elastiche, che creano rigidità e compressione, in modo da ridurre l’edema.

Il bendaggio si indossa per tutto il giorno o anche solo per alcune ore, questo si decide in base alle caratteristiche del paziente.

Il linfedema dell’arto superiore si può sviluppare (anche a distanza di molto tempo dall’intervento) nei pazienti che hanno subito l’asportazione del tumore al seno e l’asportazione di uno o più linfonodi del cavo ascellare.

Ma qual è il suo ruolo?

Il bendaggio confezionato sull’arto edematoso crea una sorta di involucro rigido esterno al braccio. E’ fondamentale associare il bendaggio ad esercizi attivi, perchè la contrazione muscolare genera una pressione al di sotto del bendaggio. I tessuti che si trovano precisamente tra  i muscoli contratti e l’involucro esterno vengono compressi: in questo modo si favorisce il riassorbimento, i fluidi vengono reindirizzati verso le strutture anatomiche vascolari deputate al drenaggio ripristinando un corretto funzionamento del sistema linfatico.

Ogni caso va valutato in maniera individuale e vanno tenute presenti tante caratteristiche della persona, per poter creare il percorso terapeutico più adatto.