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L’infiammazione dei vasi linfatici nota anche come “linfangite” è un’infiammazione scatenata dall’ingresso di agenti patogeni come streptococchi nei vasi linfatici.

Ma quali sono i sintomi? Quando si verifica? In che modo bisogna intervenire? Vediamolo insieme.

Linfangite: cause e sintomi

La linfangite  si manifesta quando batteri o virus entrano nei canali linfatici in seguito a ferite o abrasioni: tale infezione si sviluppa più facilmente nei pazienti affetti da linfedema.

Tra i sintomi della linfangite possono essere presenti: dolore, febbre fino a 38°, aumento dell’edema dell’arto interessato da linfedema e talvolta possono comparire anche i brividi.

Si manifesta con la presenza di chiazze rossastre sulla pelle, che segue il decorso dei collettori superficiali.

Linfangite e linfedema

I linfonodi non servono esclusivamente a drenare la linfa dai tessuti ma rappresentano organi essenziali per generare la risposta immunitaria dell’organismo in modo che il nostro sistema di difesa riesca a riconoscere subito virus, batteri e qualsiasi altro microorganismo precedentemente affrontato e debellato.

La linfangite avviene, di solito, in un contesto di insufficienza veno-linfatica o in un linfedema non correttamente trattato. L’infezione può essere causata da ferite come: “graffi”, “bruciature”, oppure anche l’ago per prelevare il sangue, potrebbe diventare l’autostrada per far arrivare i batteri nel sistema linfatico del paziente.

Importante sapere che, la linfangite, può provocare un deficit nelle strutture linfatiche e soprattutto una riduzione delle difese immunitarie contro lo streptococco, quindi, dopo il primo episodio se ne possono verificare altri con maggiore facilità.Secondi alcuni studi, determinati pazienti possono andare incontro anche a 10-12 episodi l’anno di linfangite.

Linfangite: come intervenire?

Durante un episodio di linfangite occorre sospendere ogni forma di trattamento fisico. Vietato fare linfodrenaggio o macchinari di qualsiasi genere (pressoterapia/ onde d’urto).


La prima cosa da fare, è consultare il proprio medico, meglio se lo specialista di settore (angiologo – linfologo – fisiatra – chirurgo vascolare), che sicuramente prescriverà un trattamento antibiotico e all’occorrenza anche un trattamento antipiretico.
Non è opportuno associare degli anti-infiammatori.


In caso il/la paziente vada incontro per la prima volta ad una linfangite, se non conosce questa complicazione, si recherà presso il primo pronto soccorso, dove spesso la linfangite viene scambiata per una TVP (trombosi venosa profonda) e gli verrà somministrata l’eparina, farmaco corretto per la problematica venosa ,ma errato per la linfangite. Anzi l’eparina fa aumentare la fibrosi nell’arto affetto e di conseguenza peggiora il linfedema.

Quindi se un paziente con linfedema, che non ha mai avuto episodi di linfangite nella sua vita, dovesse averne una può fare due cose: la prima sentire il medico specialista oppure in pronto soccorso, durante l’anamnesi spiegare bene al medico che è affetto da linfedema, così da poterlo aiutare a prescrivere i giusti farmaci.

Il ruolo della prevenzione

La prevenzione in questa patologia è in assoluto la cosa più importante.

Instradare il paziente a fare le scelte giuste o a saper reagire in caso di eventuali problemi è il primo obiettivo che dovrebbe porsi il team riabilitativo.

L’accortezza principale per prevenire la linfangite è quella di fare attenzione ai tagli, alle ferite, alle bruciature.

Ogni lesione va immediatamente medicata e disinfettata e, nel caso delle punture di zanzara o di altri insetti che rilasciano sostanze pruriginose, la parte non va assolutamente grattata.

Per le persone che hanno linfedema ad un arto superiore, è sempre consigliato evitare di fare i prelievi del sangue sull’arto interessato e anche di evitare la misurazione della pressione arteriosa.

Anche gli sbalzi di temperatura possono creare un’infiammazione del sistema linfatico. Evitare l’esposizione al sole nelle ore troppo calde.